Alessandro Marzadro Distilleria Marzadro

Alessandro Marzadro, “Brand Ambassador” della Distilleria Marzadro, è un grande appassionato del suo lavoro e rivolto ai giovani ricorda: “Tutti i prodotti gastronomici italiani hanno storia e cultura, tecnica e sono tutte grandi opportunità per poterli far apprezzare e rivalutare da un pubblico più giovane, quindi le opportunità ci sono, vanno solo raccolte e fatte conoscere.”

Gli inizi dell’avventura imprenditoriale

Alessandro Marzadro, sono la terza generazione della distilleria Marzadro e mi occupo del marketing della nostra Società.

La nostra azienda è nata nel 1949, quest’anno, per noi un anno molto importante, festeggiamo il settantesimo. È una realtà nata in un piccolo paesino a pochi metri dalla nostra sede ad opera di mio nonno e sua sorella. Nel 1949 finita la guerra, diciamo, che tutte le famiglie e soprattutto della zona trentina soffrivano il periodo e quindi dovevano trovare di che fare economia. La prozia che era dieci anni più vecchia di Attilio andò a farsi fare il primo alambicco in rame e questo fu l’inizio della nostra avventura. Un’azienda nata da una donna che, per portare avanti la famiglia che aveva avuto le sofferenze tipiche purtroppo della guerra, ha dovuto inventarsi un mestiere. Pensate che nel ’49 un paesino di 300 abitanti, dove siamo nati noi, aveva tre distillerie e una linea telefonica.

Quindi, la realtà produttiva della grappa in trentino è sempre stata molto radicata e molto importante. Da lì i tempi sono cambiati, il metodo di consumo è cambiato, il consumatore sempre meno cerca un prodotto, diciamo, funzionale, quindi, per la digestione, per

riscaldare, per dimenticare le problematiche, ma cerca sempre di più un distillato da apprezzare, da meditazione. Quindi, questo cambiamento non è un cambiamento velocissimo, ma negli ultimi trentanni sicuramente ci ha portato a rivoluzionare la nostra società. L’azienda che ha iniziato col nonno e la prozia aveva, diciamo, la funzione di produrre un distillato, distribuito principalmente nell’arco dei 20 km dalla sede e oggi invece l’azienda deve affacciarsi su tutti i mercati: il mercato italiano, il mercato internazionale con strutture di vendita e quindi il periodo sicuramente è cambiato.

Alla fine degli anni Settanta, la seconda generazione si affaccia alla realtà aziendale familiare e inizia a mettere le mani nella gestione operativa della nostra azienda. Già lì si iniziano a vedere i primi cambiamenti. Il trentino inizia a subire dei grandi cambiamenti legati ai flussi turistici, quindi, questo ci obbliga a modificare, ammodernare e rendere più attuale tutto quello che è la produzione. Negli anni ’80 e ’90, per questo motivo, l’azienda inizia a produrre anche tutta una parte di liquori a base di frutta e grappa ovviamente e questo ha creato una grande opportunità per la nostra azienda e ci ha permesso di continuare la realtà produttiva.

Oggi possiamo dire che la parte dei liquori è meno importante della grappa, perché c’è un grande ritorno al distillato nazionale e soprattutto grazie agli invecchiamenti e grazie all’attenzione sulla materia prima. Questo ci permette oggi di avere un distillato che può competere con tutti i distillati internazionali, cosa che un tempo non era.

 

 I soldi per iniziare

Sicuramente nel dopoguerra la capacità finanziaria era ridotta. La nostra realtà è nata proprio con un’idea di Sabina, che il gruzzoletto che aveva racimolato e accumulato nel lavoro degli anni precedenti lo ha investito totalmente per produrre un alambicco. Un alambicco di rame che è arrivato in casa e da lì ha iniziato la sua avventura. L’esperienza di Sabina è rimasta in azienda con una cultura molto forte, perché ancora oggi la nostra azienda vive principalmente di finanziamenti interni, quindi, l’utile prodotto ogni anno viene reinvestito in azienda per migliorare e migliorare il processo produttivo e migliorare la struttura e migliorare di conseguenza l’immagine della nostra azienda. Siamo un’azienda con una buona capitalizzazione, ma questo è legato tanto al fatto che l’imprenditore ogni anno investe la maggior parte del suo guadagno.

 Un episodio negativo ed uno positivo

Sicuramente nella vita di tutte le aziende abbiamo episodi positivi e episodi negativi.

La nostra capacità e penso la capacità del buon imprenditore è quella di trasformare un evento negativo in un evento che possa portare opportunità all’azienda. Ne abbiamo passate tante, possiamo dire, sicuramente nel fine anni ’80 quando la grappa era ai suoi minimi storici, ci siamo chiesti cosa faremo del futuro e da lì sono nate proprio la ricerca sui nuovi prodotti come la liquoristica. A fine degli anni ’90 inizio anni 2000, la parte liquoristica iniziava a segnare, a dare dei segnali di crisi, quindi anche lì un momento di difficoltà che ci ha dato l’opportunità di investire sui prodotti invecchiati: quindi la grappa invecchiata che è entrata prepotentemente nel mercato e ci ha dato una nuova opportunità.

Quindi, credo che gli episodi positivi e negativi siano la stessa medaglia con due facce.

 Fare impresa in Italia

Fare impresa in Italia sicuramente ha una sua complessità, come tutto quello che facciamo in Italia ha una complessità, che richiede la capacità di gestirla perché la complessità vuol dire avere tanti elementi a disposizione che vanno organizzati e resi utili per il nostro lavoro. È chiaro che per un prodotto eno-gastronomico legato al territorio, come la grappa, è necessario. La parola grappa viene data solo al prodotto distillato in Italia, quindi siamo legati a doppia mandata con il nostro territorio e ancor di più se pensiamo al territorio specifico del trentino, è un nostro grande valore aggiunto, il nostro territorio, la nostra qualità di vita sicuramente va nel prodotto e il consumatore lo premia.

 Le caratteristiche di un imprenditore

Sicuramente, la capacità dell’imprenditore è quella prima di tutto di circondarsi di persone valide, capire chi può aiutarlo perché il primo elemento che vincola la crescita oggi è proprio il team che ci aiuta a costruire queste imprese.

Sicuramente guardare al passato aiuta, perché comunque gli errori che sono stati commessi possono essere evitati, dall’altra parte tenere un occhio avanti. Questo è un mix, un bilanciamento molto complesso, ma credo che all’interno di questo bilanciamento ci sia il successo di un imprenditore. Un elemento che fa parte della nostra cultura aziendale sicuramente è quello di mantenere un legame forte con l’operatività di tutti i giorni.

Quindi, fare l’imprenditore vuole anche dire sporcarsi le mani, quindi dedicare del tempo, delle ore a fare quei lavori, diciamo, che magari con l’ingrandimento dell’azienda si perdono. Perché questo? Perché ti fa capire quali possono essere le problematiche dei collaboratori e dei clienti e ti permette di prendere delle scelte sempre efficaci. Il distanziarsi troppo dell’operatività o diversificare nell’impresa sicuramente toglie attenzione a quello che è la specializzazione che crediamo oggi sia l’elemento vincente.

 Il futuro per le nuove generazioni

Un messaggio per i giovani, importante secondo me, è quello di cercare di sviluppare un percorso che stimoli quello che sono realmente gli interessi della persona. Avere persone all’interno delle aziende che non amano il lavoro che fanno è il primo limite.

Oggi la complessità, la richiesta del mercato del lavoro è talmente forte, talmente ampia che, se non facciamo quello che ci piace, la vita diventa impossibile. Quindi, lasciamo stare tutto quello che è i percorsi di studio che ci vengono imposti, ma cerchiamo la nostra strada, perché la vita lavorativa richiede una passione in quello che facciamo. Nel mio caso non dico che sia stata scelta facile, ma sono nato in distilleria, abitavo sopra la distilleria e quindi il mio parco giochi quando non volevo studiare era la distilleria.

Quindi, nato in questa situazione probabilmente non potevo fare altro, ma proprio perché lo sentivo, è un lavoro impegnativo, ma il fatto che è una mia passione mi permette di poterlo fare. Per far diventare il lavoro una passione, sicuramente, ci vuole un sogno nel cassetto. Nel mio caso è far conoscere a un pubblico più giovane quello che è un prodotto tradizionale come la grappa. Ne abbiamo tutti sentito parlare, i nostri genitori la consumavano, i nostri nonni la consumavano, ma tanti e tante nuove generazioni non la conoscono e non hanno mai avuto modo di avvicinarsi. Credo che questo sia il momento giusto e ci siano tutte le caratteristiche per poterlo fare. Tutti i prodotti gastronomici italiani hanno storia e cultura, tecnica e sono tutte grandi opportunità per poterli far apprezzare e rivalutare da un pubblico più giovane, quindi le opportunità ci sono, vanno solo raccolte e fatte conoscere.

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