Federico de Majo Zafferano Srl

Federico de Majo, veneziano DOC, sottolinea come è possibile far fruttare la propria esperienza, maturata nell’azienda del vetro di Murano, sviluppando idee e seguendo la propria inventiva che, nel suo caso, nasce da un’autentica passione per una maestria che ha radici secolari.

Gli inizi dell’avventura imprenditoriale

Sono Federico de Majo, sono nato a Venezia, da sempre ho vissuto il calore della fornace paterna nella quale ho lavorato fino all’inizio degli anni ’90. Dopodiché, mi sono trasferito in terraferma e ho iniziato un’attività da solo nel campo dell’illuminazione in vetro soffiato. Dopo dieci anni, questa nostra realtà è stata acquisita, è stata richiesta da un gruppo importante italiano che si occupa attualmente di arredamento e illuminazione e siamo stati acquisiti. Abbiamo avuto una grossa soddisfazione nel vendere la società. Ho lavorato con questo gruppo per tre anni in qualità di consulente e naturalmente avevo anche un vincolo di non concorrenza, ma siccome il vetro è tutta la mia vita e avevo dei collaboratori, avevo anche degli spazi che occupavamo, ma non sono stati acquisiti, non sono stati ceduti.

Ho deciso di continuare un’attività che riguardasse il vetro, inteso come vetro per la tavola, iniziando una collezione di calici per la degustazione che parlassero italiano e pertanto si opponessero a una predominante situazione che era occupata soprattutto da produttori tedeschi e austriaci. È nata così come un po’, come un passatempo questa “Zafferano”, però in realtà l’appetito vien mangiando, il successo ci ha accompagnati e io, visto che ho conoscenze profonde nella materia, nelle lavorazioni, ho deciso di estendere la produzione anche a prodotti decorativi colorati. Pertanto, abbiamo iniziato la produzione di “bicchieri tumbler”, calici, piccola oggettistica, componenti per la tavola, affrontando sempre il mercato Ho.re.ca, che rappresentava il massimo della nostra espressione. Però, ci siamo poi detti che i prodotti dovevano diventare fruibili anche per i privati e abbiamo iniziato la distribuzione del retail Italia-mondo.

L’azienda si sta piazzando sempre meglio, abbiamo inanellato una serie di successi negli ultimi cinque anni che hanno portato a quadruplicare il fatturato e pertanto anche grazie poi all’idea di vendere ancora illuminazione, che era un po’ la mia provenienza naturale, si sta sviluppando un ottimo movimento anche su questo canale. Le lampade da tavolo che ultimamente abbiamo portato sul mercato sono state un successo straordinario e siamo arrivati a esportare in 48 paesi nel mondo. L’azienda è un editore in pratica, abbiamo 22 dipendenti, siamo piuttosto contenti di quello che sta succedendo negli ultimi periodi.

 I soldi per iniziare

Allora, le energie finanziarie per arrivare fino qua mi sono arrivate principalmente dalla cessione delle quote che avevo a Murano della vetreria. Da lì sono ripartito in solitudine e ho continuato il percorso. È chiaro che la successiva cessione dell’azienda che avevo creato da solo è stata patrimonialmente una grande iniezione di energia, di liquidità per poi continuare con Zafferano in tutta serenità.

Questo è un po’ il percorso che ho fatto, ho sempre creduto nelle mie capacità, ho sempre investito nell’azienda, perché, ripeto, sempre investiamo sulle nostre conoscenze che sono quelle che veramente hanno valore.

 Un episodio negativo ed uno positivo

Praticamente eventi positivi ce ne sono stati tanti. Siamo arrivati fino a qua. Uno che ricordo con estrema simpatia, fra virgolette, riguarda quel bicchiere blu che io chiamo “perle” che poi riprende una vecchia lavorazione muranese del cinquecento, che io ho riportato su un bicchiere moderno. Talmente piacque a una grossa società distributrice in Austria, vollero fare una promozione con questo bicchiere e nell’arco di sei mesi ne dovemmo produrre 800 mila pezzi. Questo fu un evento straordinario per l’azienda, perché portò chiaramente nelle casse un flusso molto importante di liquidità e ci permise poi di partire ancora ancora più sereni nei confronti del mercato e della concorrenza.

Eventi negativi ce ne sono sempre nella vita di un imprenditore, quello che ricordo è la grande crisi del 2008-2009, dove l’azienda sprofondò, perdendo 60-70% del giro d’affari, ma io credetti nelle nostre possibilità, investii ancora e andammo avanti e siamo arrivati qua adesso.

 Fare impresa in Italia

Fare impresa in Italia è difficile, ma è una bella scommessa e ci abbiamo messo la “fiche”, insomma, restiamo qui anche se noi nella realtà abbiamo ricevuto più volte richieste di spostarci in qualche altro paese confinante o vicino. Fare impresa in Italia anche perché io sono veneziano, continuo una tradizione che è millenaria e pertanto il vetro, se ti chiede un giapponese dove stai di casa e tu dici sono a Venezia, è una cosa che sicuramente fa effetto e poi dobbiamo raccontare delle storie, le nostre storie nascono qui, continuano qui.

 Le caratteristiche di un imprenditore

Un imprenditore, cosa deve essere nella realtà, deve essere un visionario, questa è la prima cosa, deve guardare dove gli altri non riescono ad arrivare con gli occhi. Abbiamo sempre una siepe davanti, se la visione dei tuoi occhi supera la siepe, sei già arrivato all’obiettivo, questa è la cosa principale, secondo me, per un imprenditore che non può avere il limite di non vedere quello che deve essere il suo obiettivo.

Bisogna non mollare mai, bisogna avere anche una grande capacità di scelta dei collaboratori. Io dico sempre, quando faccio dei colloqui con persone che vogliono venire a lavorare con me, che cerco qualcuno di più bravo di me, non qualcuno che debba imparare da me. Chiaramente poi ci si aiuta, si collabora, io ascolto sempre tutti e poi prendo le mie decisioni. In linea di massima lavoro in questo modo, ascolto sempre tutti, faccio un bel “pot-pourri” dei pareri degli altri e poi ne traggo la conclusione che ritengo più opportuna.

 Il futuro per le nuove generazioni

Quello che mi sento di dire, riguardo appunto ai giovani che adesso affrontano il mondo del lavoro o hanno intenzione di diventare imprenditori, vogliono imbarcarsi in un vascello che difficilmente naviga in acque tranquille, perché non è facile, l’imprenditore è sempre in prima linea non ha mai un traguardo raggiunto. La cosa importante è la passione, la prima cosa è quella: se un giovane parte con una passione, con le idee chiare riesce ad arrivare sicuramente. Il denaro anche serve, però se le idee sono valide si trova anche il sistema di finanziarle. Secondo il mio punto di vista, ci sono varie situazioni che si sono manifestate negli ultimi anni, dove giovani sono riusciti ad esprimersi perché avevano l’idea vincente e avevano la passione.

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