Fausto Maculan Maculan Wine

Fausto Maculan, CEO di Maculan Srl, azienda vinicola di Breganze (VI) ha dimostrato che concentrandosi su pochi prodotti si può raggiungere l’eccellenza.

Gli inizi dell’avventura imprenditoriale

Bene, io sono Fausto Maculan di Breganze e mi occupo di vino, dirigo la cantina che è stata prima di mio nonno e poi di papà e che spero poi sarà di mie figlie e dei miei nipoti.
Ci occupiamo di vino di qualità, ho dovuto rilevare questo lavoro perché ero l’unico figlio maschio. Il papà mi ha mandato alla scuola di Enologia di Conegliano e ahimè, ho dovuto diventare enologo, non avevo altre chance. E una volta diventato enologo sono tornato a casa e ho detto adesso faccio quello che voglio io. Quello che voglio io, era probabilmente l’esatto contrario di quello che faceva papà, perché papà negli anni ’50-’60 faceva bianco e rosso, vino banale, vino comune, era l’unico vino che si poteva fare all’epoca, a dir la verità. Io, invece, volevo fare vino buono, di qualità, volevo fare bottiglie da 750, con il tappo di sughero, questo era il mio obiettivo. E pensavo di aver imparato tutto, subito, al primo colpo e ho fatto la mia prima vendemmia, da solo, nel 1973. Nel 1974 ho cominciato, pensavo di riuscire a vendere tutte le mie bottiglie, penso di aver avuto tre ordini in tutto l’anno e allora ho capito che forse non avevo fatto tutto quello che dovevo fare e ho ricominciato a studiare tutta l’enologia e tutta la viticoltura.
Per ottenere un prodotto di qualità è una cosa per la quale non trovi un salto, un momento, ma è un lungo percorso, fatto di piccoli passi. Dai quattro clienti del ’73-’74 siamo cresciuti e oggi facciamo circa 800 mila bottiglie esportate in 52 Stati di tutto il mondo, che è una bella soddisfazione. Una soddisfazione ottenuta chiaramente tutto per gradi, l’inizio è stato proprio un vino unico, con un nome importante e che fosse non fatto in altre zone ed è stato il trucco, che ci ha aiutato proprio in questa storia. Ha fatto da grimaldello, ha fatto da ariete, certe volte, per aprire le porte. Ma, che ci ha consentito di entrare nella miglior ristorazione d’Italia, poi chiaramente nelle migliori enoteche e alla fine ad avere articoli sulla stampa e interviste in televisione, tante cose che, piano, piano hanno costituito il nome di Maculan e che ci consente oggi di essere veramente importanti nella regione Veneto, ma anche in Italia. Siamo considerati fra le migliori, diciamo 300 cantine d’Italia, potrebbe essere un traguardo che possiamo dire di aver raggiunto.

I soldi per iniziare

Bè, come si fa a convincere papà che quello che faceva lui non andava bene e quello che facevo io andava bene. Non è stato facile, ma per un 5-7-8 anni abbiamo fatto tutti e due i prodotti, sia il vino bianco/rosso di papà, che le mie bottiglie speciali o che io pensavo fossero speciali. Ma che piano piano continuavano comunque a migliorare perché ogni anno era un’ulteriore specializzazione, era l’acquisto di macchine nuove e lì il problema del finanziamento non era così facile. Però, ad onore del vero, non è che sia partito da zero, papà aveva già una cantina e di conseguenza parte del materiale esisteva, bisognava solo aggiornarlo, bisognava forse farlo lavorare meglio, bisognava cambiarlo, ma non ci sono stati veramente dei traumi economici da inizio attività. Si prendevano pochi soldi era vero, però poi i primi risultati hanno portato anche a risultati economici. Devo dire che il periodo è stato uno dei più positivi, io ho partecipato alla rivoluzione della qualità del vino italiano, che è cominciata agli inizi degli anni 70, con Veronelli, con le prime cantine che si muovevano e c’era la possibilità di vendere con i primi ristoranti importanti dove non si beveva più bianco e rosso, il litro, la caraffa, ma si cominciava a vedere delle carte dei vini, delle liste in cui ci si poteva muovere e mettere. E io ho detto nel vino dolce c’è questo particolare, cioè una cosa che deve farvi notare. Non si può essere tuttologi, non si può fare tutto bene, ci vuole un prodotto specifico sul quale poi lavorare e far lavorare la stampa, far lavorare la clientela, creare la domanda attorno a questo, sul quale si può poi cucire, si può tessere, si può fare di tutto, ma ce ne vuole uno, bello, giusto, unico e importante. Non un trauma economico con un bisogno profondo di denaro, ma continuare ad investire i ricavi aziendali e non sprecarli, senza comprare la barca, senza comprare l’appartamento in montagna, senza comprare l’appartamento al mare, ma mettere tutto in una nuova pressa, in una nuova vigna, in una nuova riempitrice che potesse portare ad un miglioramento qualitativo.

Un episodio negativo ed uno positivo

Una delle cose che mi è successa è una telefonata strana una sera, esattamente: “Sono in cantiere ccyd, ieri sera ero a cena col principe Ranieri di Monaco, abbiamo bevuto il suo Brentino, all’hotel Excelsior a Venezia.” Io, dal cantiere ccyd mi puzza di bruciato, mi dice: “Ne vorrei comprare 120 bottiglie, per metterle nella barca del Principe”. Io la vedo come uno che mi fa un ordine, poi non mi paga. Però metto giù la telefonata e scendo da mia mamma, abitavo sopra all’epoca e mia mamma conosceva tutto dei reali, lei quella volta che ha votato, non ha votato per la repubblica, votato per la monarchia. E io dico: ho ricevuto questa telefonata,… sì, sì è Venezia, il principe, l’ho letto su “Oggi”, è a Venezia perché stanno facendo la barca, allora è vero. Chiamo, telefono a due miei amici barcaioli, quelli che conoscono di barche e mi dicono di sì, si sta facendo una goletta oceanica ai cantieri ccyd. Allora dico è vero, gli manderò il vino. No, no, fa lui, questo mio amico barcaiolo, andiamo a portarglielo insieme così vediamo la barca, vediamo la barca prima che la vedano gli altri. Partiamo con la sua macchina e andiamo a Mestre e poi giù per Venezia, dentro su un canale e troviamo questo cantiere con la barca del principe. E lì vediamo, lui conosceva tutto il sonar e le attrezzature, ci fa vedere tutta questa barca, con la cabina reale, con la vasca da bagno in barca, e dice: “Gliela consegnerò fra un mese e anzi se lei vuole mettere il vino, il vino per la consegna, la consegna da “Nane a San Pietro in Volta”, un posto da barcaioli nel veneziano”. Io sì, ci metto il vino, però non glielo regalo il vino. Io glielo regalo se lei mi invita al varo della barca. E no, ci vuole il permesso del principe, insomma senta: “Se mi invita, c’è il vino, se no…!”  Quattro giorni dopo arriva una lettera: “Sua altezza imperiale Ranieri III, principe di Monaco ha il piacere di invitarla al varo della barca del giorno…” Gradito l’abito del pomeriggio, speso una cifra per l’abito del pomeriggio, però ho visitato la barca del principe. Diciamo, una bella soddisfazione avere il mio vino bevuto, c’era sia il papà, c’era sia Ranieri che Alberto, tutti e due. All’epoca era vivo e ci siamo divertiti, è stato un bel pomeriggio.
Di eventi negativi proprio, in azienda ne abbiamo avuti pochi, grazie a Dio, è stata una serie progressiva di successi, più che di insuccessi. Se devo comunque dire quando mi sono trovato veramente a disagio, nel mio primo viaggio negli Stati Uniti d’America, che dovevo andare con un mio amico che parlava inglese e poi lui mi ha detto: “Mi dispiace, ma non posso venire”. Mi sono trovato a San Francisco, abbiamo fatto una rotta polare Londra /San Francisco, atterrato a San Francisco non sapevo una parola di inglese, mi sono sentito veramente “un cane” e però mi sono ripromesso che avrei studiato e imparato l’inglese. E adesso potrei fare questa intervista nella lingua degli anglosassoni, nella quale mi sono impegnato molto, che però mi ha dato molte soddisfazioni, e mi ha permesso di vedere il mondo in un’altra maniera, quasi fare una seconda vita per le aperture che può creare la conoscenza dell’inglese, della lingua straniera.

Fare impresa in Italia

Il vino e prodotti alimentari in genere sono collegati al territorio, pertanto non è che si può scrivere Made in China, su una bottiglia di vino fatto DOC Breganze. No, non si può, come non si può fare con il barolo, né con l’amarone, pertanto collegarlo al territorio è un elemento importantissimo.
Però, non si può collegare solo al territorio legato al comune di Breganze, perché se io devo vendere una bottiglia di vino veneto, a questo qua gli devo vendere anche Palladio, gli devo far vedere quanto è bella Venezia, gli devo vendere tutta l’Italia insieme. Lo devo vestire di Armani, cioè gli devo mettere le scarpe giuste italiane e poi arriverà anche ad avere un bicchiere di vino italiano, assieme ad una pasta italiana, assieme a un ragù italiano, perché solo vendendogli tutto il pacchetto Italia, la colla funziona.
Perché fare business in Italia, certamente perché è il miglior Paese del mondo dove fare business, sicuro!

Le caratteristiche di un imprenditore

L’imprenditore deve essere una persona brava, ma è meglio se non è bravissima, nel senso che se uno è troppo intelligente poi alla fine finisce con il fare il professore universitario, cioè la caratteristica principale dell’imprenditore è una buona conoscenza, una buona intelligenza, ma soprattutto la costanza, la determinazione, la voglia di arrivare, il desiderio di primeggiare.
Oserei dire, una sana competizione, non deve essere una falsa modestia, bisogna essere orgogliosi dei propri risultati, una umiltà, ma non modestia, perché altrimenti rischi che ti credono e il tuo prodotto non va più bene, invece deve essere il miglior prodotto del mondo, devi esserne convinto tu, se ne sei convinto tu, convinci gli altri, quando li hai convinti glielo hai venduto, è tuo, è nelle tue mani il cliente.
L’imprenditore deve porsi un obiettivo raggiungibile, ma quando sta per raggiungerlo, deve spostarlo in avanti, spingerlo più in là perché non si deve accontentare del risultato e allora si faranno delle cose incredibili all’inizio, ma non chiedertele subito, se te le chiedi subito rimani frustrato, devi aumentare e migliorare l’obiettivo in corso d’opera, in continuazione sempre di più, chiedendo più sforzo a te, chiedendolo ai tuoi collaboratori, ma per primo a te.

Il futuro per le nuove generazioni

La gioventù è la cosa più bella che c’è, non c’è dubbio, e i giovani non hanno limiti, possono fare cose grandissime, meravigliose basta solo volerlo pensarlo, desiderarlo.
Vedrete che, delle cose che vi sembrano impossibili in questo momento, invece durante la vita saranno realizzabili e le realizzerete, provateci, credeteci, vedrete che ce la farete.

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