Gianfranco Cattel Cattel S.p.A.

Gianfranco Cattel, CEO della Cattel SpA, insegna come, pur partendo dall’Azienda di famiglia, si possa trasformare e far crescere il proprio business.

Gli inizi dell’avventura imprenditoriale

Sono Gianfranco Cattel e sono titolare della Cattel, che è un’azienda che si occupa della fornitura alla ristorazione e all’Hotellerie.

È un’azienda che è arrivata alla terza generazione, io sono in azienda da vent’anni, l’anno prossimo farò vent’anni però ho iniziato quando avevo 10 anni a fare la stagione. All’epoca, alle dipendenze di mio papà e quindi mi occupavo di gestire le merci nelle celle di latticini e poi per un breve periodo, per qualche anno, ho fatto anche la stagione estiva salendo sui camion di tentata vendita per i punti vendita stagionali perché l’azienda ha tuttora la sede a Jesolo quindi una zona turistico balneare. La mia, diciamo la mia attività lavorativa estiva si limitava solo a quattro giorni, in quanto gli altri due giorni settimanali dovevo fare i compiti estivi, visto il peso specifico familiare della mamma maestra, quindi era un compromesso: quattro giorni potevo lavorare in azienda, che per me era motivo d’orgoglio e d’allegria, e due giorni era d’obbligo quello di fare i compiti. Per due anni ho gestito, a 17-18 anni, d’estate un negozio dentro un campeggio dove avevo alle mie dipendenze 5 persone, di età ben più anziana della mia e poi ho fatto una pausa nel periodo dell’Università a Milano, dopodiché ho ripreso l’attività diciamo di famiglia.

Dopo un anno in cui ero alle dipendenze del ramo per la ristorazione c’è stata poi la necessità di prendere in mano a 360 gradi l’azienda, cosa che ho fatto per vent’anni. È un’azienda che ho preso quando faceva 25 milioni di fatturato, adesso ne fa 105.

 

I soldi per iniziare

Essendo subentrato in un’azienda familiare già esistente, di fatto non c’è stata una vera e propria startup, quindi non ho avuto necessità di attingere a dei soldi personali per avviare l’azienda, in quanto l’azienda di fatto c’era già. Però visti gli studi che ho fatto di economia mi è risultato facile e spontaneo il fatto di gestire l’azienda dal lato amministrativo e gestionale, in quanto per me i numeri sono molto importanti, sono nel mio DNA e quindi analizzando i numeri sono riuscito a evitare contatti e ricorsi agli istituti di credito.

L’azienda era già sana di suo e quindi con questo controllo quotidiano o mensile dei flussi, degli indici economico-finanziari, mi è risultato più semplice monitorare costantemente la rotta dell’azienda e quindi lo sviluppo dell’azienda. Tuttora è una cosa che seguo in prima persona, quello della verifica degli indici, in quanto, abbiamo investito parecchio a livello aziendale nei programmi finanziari, di calcolo di dati finanziari, quindi io mensilmente ho un cruscotto di indici che mi permette di vedere in qualsiasi momento l’azienda dove sta andando. Solo con un controllo costante di questi numeri, unito al fatto di essere sempre diciamo operativo in azienda, quindi anche di partecipare a fiere di settore, mi rende possibile una gestione dell’azienda abbastanza semplice, mi risulta abbastanza semplice non problematica.

 

Un episodio negativo ed uno positivo

L’episodio più negativo che ho vissuto è accaduto un anno dopo che ero arrivato in azienda, dopo l’Università, quando è stato necessario allontanare il direttore commerciale, che era in azienda da 25 anni, in modo diciamo un po’ traumatico, visto che la persona non era intenzionata ad abbandonare il posto di lavoro. Quindi è stato necessario un intervento del direttore generale dell’epoca e un allontanamento un po’ di forza della persona. Di fatto dopo un anno nel quale mi trovavo nell’azienda, mi sono dovuto inventare, reinventare praticamente imprenditore, in quanto mi sono dovuto arrangiare nella gestione di un’entità che conoscevo solo da un anno come dipendente. Quindi, mi sono trovato una sessantina di dipendenti da gestire, di prodotti che più di tanto non conoscevo perché erano quelli del settore della ristorazione, mentre io precedentemente mi occupavo di latticini per il mercato del retail, quindi erano prodotti diversi e poi delle logiche di gestione che non avevo affrontato, in quanto precedentemente gestivo poche persone oppure dei numeri ben diversi; quindi praticamente o affondavo oppure imparavo a nuotare.

La cosa è stata negativa appunto perché è stata improvvisa, ma è stata forse la prima delle cose positive che ho vissuto, in quanto ho avuto la possibilità di dimostrare quello che potevo valere, mentre magari se fossi rimasto come direttore commerciale per qualche anno avrei avuto difficoltà a emergere e quindi la cosa, diciamo, è tornata utile.

Per quanto riguarda l’aspetto più positivo della mia carriera, siamo arrivati a quasi vent’anni di lavoro, è il fatto che due anni fa ho iniziato un’avventura all’estero con una apertura di una filiale in Austria e dall’anno prossimo, la seguirò in prima persona perché mi dedicherò di più alla filiera austriaca quindi sarò spesso, il grosso del tempo all’estero. L’idea sarebbe quella di aprire, prima della fine dell’anno prossimo, anche una filiale in Germania, quindi mi dedicherò ai paesi tedeschi, di lingua tedesca.

 

Fare impresa in Italia

L’ azienda è nata in Italia, e il fatto che sia un’azienda del food e il food italiano è conosciuto in tutto il mondo e quindi questi venti anni mi sono serviti per acquisire delle nozioni e un peso specifico dell’azienda di fatturato, sufficienti per permettermi adesso di prospettare uno sviluppo nei mercati esteri. Quindi, questa possibilità di fare l’estero non ci sarebbe stata se non avessi investito tempo e risorse nel mercato italiano. Quindi, è stato fondamentale lo sviluppo in questo mercato e solo adesso posso aspirare a fare lo stesso tipo di mestiere anche all’estero, portando la mia esperienza e i contatti che ho avuto in questi anni con i fornitori e le esperienze nel mercato dei grandi clienti è un bagaglio fondamentale per riuscire a fare un’esperienza all’estero, magari in un’età non più giovane, però adesso mi sento pronto e spero di riuscire a avere risultati altrettanto positivi all’estero, anche se sarà difficile, ma avendo fatto un bel  percorso in  Italia sono fiducioso di riuscire ad avere dei buoni risultati anche all’estero.

 

Le caratteristiche di un imprenditore

Le caratteristiche che deve avere un buon imprenditore, in primis, un buon imprenditore non deve guardare l’orologio. All’imprenditore spesso le giornate volano, non si rende conto se è già ora di andare a casa. Deve avere la fortuna di fare un lavoro che ama e che lo gratifica e deve riuscire ad avere o dalla famiglia che ha creato o da solo gli stimoli quotidiani per avere successo, per avere una prospettiva di futuro per sé stesso e per l’azienda.

Però, per avere tutto questo è necessario anche riuscire a crearsi una squadra, un gruppo di collaboratori con i quali poi solamente guardandosi ci si capisce al volo, capiscono cosa hai in mente, cosa bolle in pentola. Ancora prima che tu glielo dica, sanno già dove vuoi andare a parare: questa è una cosa che sto vivendo in questi ultimi anni con i miei collaboratori, in quando a loro ho fatto fare un percorso formativo con un consulente esterno e quindi ho creato un team di dirigenti, che di fatto sono dei dirigenti, che mi permetteranno di andare all’estero in modo tranquillo, di poter fare il mio percorso di lavoro. Quindi il team è fondamentale e poi l’imprenditore deve avere la tenacia di cercare di perseguire, non deve mai staccarsi, deve essere sempre con la mente elastica, frizzante, sempre alla ricerca di novità, non sentirsi mai appagato e sedersi su quanto ha già fatto. Ogni giorno è un giorno nuovo e quindi bisogna migliorare quello che è stato fatto fino al giorno prima.  Senza guardare mai l’orologio, io noto che arrivo a sera e neanche me ne accorgo, penso sia una cosa positiva.

 

 

Il futuro per le nuove generazioni

Per le nuove generazioni sicuramente c’è la possibilità di dimostrare quanto valgono, nel caso specifico ci sono stati dieci anni di crisi, però di fatto nella crisi ci sono state tante possibilità di sviluppo aziendale, quindi la crisi è importante che non sia nella testa delle persone. Quindi secondo me, se una persona ha chiaro cosa vuole raggiungere a titolo personale e magari conosce anche un po’, che non guasta, qualche lingua straniera, sicuramente se la persona riesce a motivarsi e ha chiaro in mente cosa vuole fare, magari non è semplice come negli anni scorsi raggiungerlo, però la cosa è fattibile. L’importante, però è tutti i giorni di non darsi mai per vinti e ascoltare poco magari la televisione che in certi momenti demoralizza e trovare internamente degli stimoli per portare avanti un progetto. Quindi è fondamentale avere in mente cosa si vuol fare e cercare con le proprie forze o con l’aiuto, magari anche esterno, di perseguirlo giornalmente. Non darsi mai per vinti e soprattutto avere dei valori che ti permettano di lottare, visto che ogni giorno è dura.

Però bisogna fare forse un po’ di allenamento interiore, allenamento caratteriale e circondarsi magari di persone positive, che ti aiutano a raggiungere quello che ti prefiggi.

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