Marco Rossi Zaitex SpA

Marco Rossi, CEO di ZAITEX SpA, pone in risalto come l’onestà da parte di tutti i player, collaboratori, clienti, fornitori, banche concorre al successo di un’Azienda. L’Azienda ha bisogno dell’apporto di tutti, “…però fatevi prima una domanda: che cosa state dando voi in quel momento all’azienda e anche a voi stessi?”

Gli inizi dell’avventura imprenditoriale

Sono Marco Rossi, faccio l’amministratore delegato di Zaitex SpA. Zaitex è un’azienda che si occupa di prodotti chimici applicati a vari settori, soprattutto nel settore del colore, cioè varie applicazioni, quindi parliamo di tessile, parliamo di cuoio, parliamo di legno e tante piccole nicchie che uno non immaginerebbe.

Zaitex nasce nel 1974, grazie a mio padre, che dopo una lunga esperienza maturata all’Acna, che era un’azienda tra le più importanti nel mondo di colori in Europa, dopo aver lavorato in Germania, aver lavorato in Inghilterra, è stato spostato in Veneto, che da qui anche veniva. Dopo alcuni anni di lavoro in Veneto ha visto l’opportunità di comprare una piccola Società che c’era, che in realtà non era operativa e di cominciare a fare il suo lavoro di distributore di prodotti per i clienti piccoli. Lui racconta sempre che quando ha cominciato, ha cominciato nello scantinato della tintoria di un suo amico, che un po’ gli aveva dato una mano per partire, e un po’ poi è stato socio per qualche tempo. Però di base, ha fatto tutto con le sue forze e da allora si è evoluta insieme al mercato italiano fino agli anni 2000 e 2001, quando il mercato, bene o male, aveva una crescita abbastanza costante nel tempo, nonostante le vicissitudini e le problematiche. Poi, dal 2001, in Italia comincia un po’ la crisi del tessile, che diventa drammatica negli anni successivi. Diciamo che oggi, nella nostra area, il tessile è rimasto a circa dal 3 al 5% di quello che c’era nel 2001.

Quindi l’azienda è passata per dei periodi di grande difficoltà, da un punto di vista delle prospettive. Anno dopo anno bisognava recuperare dei clienti, dove i clienti mancavano. E per quello abbiamo cominciato a guardarci fuori, sia in termini spaziali, quindi abbiamo cominciato a acquisire delle aziende, in Lombardia soprattutto, e a guardare altri mercati, quindi non solo tessile, ma anche mercato del cuoio e altre specialità. Fino ad oggi, dove oggi vendiamo dal Centro America al Bangladesh, abbiamo clienti in una trentina di Paesi, pur rimanendo l’Italia lo zoccolo duro e storico del nostro lavoro.

I soldi per iniziare

Questa azienda è nata grazie ai risparmi di mio papà, con l’aiuto di questo amico, poi nel tempo ha avuto anche un socio, che poi è stato liquidato e oggi siamo circa 60 persone divise su quattro stabilimenti. Facciamo un fatturato attorno ai 26 milioni e trattiamo più di 1.200 prodotti, che complessivamente creano una grande complessità sia logistica, che gestionale, in quanto sono tutti prodotti tecnici e vengono da tutto il mondo e vengono distribuiti soprattutto in Europa, ma anche in molti Paesi al di fuori dell’Europa. Ma la realtà si è adattata molto ai cambiamenti che ci ha imposto il mercato e se all’inizio è stato un grande sforzo e per tanti anni è stato uno sforzo riuscire ad adattarsi, oggi è diventato il DNA dell’azienda e il motivo per cui riusciamo ancora a crescere.

Un episodio negativo ed uno positivo

Se devo parlare di eventi negativi e positivi, sicuramente nel periodo dopo il 2001, abbiamo vissuto dei periodi di grandissima amarezza, in particolare per mio papà è stato difficile vedere dei clienti, che lui riteneva innanzitutto amici, ma anche aziende solide, con grande storia, con gente molto preparata al loro interno, crollare, far bancarotta, non pagare i debiti e abbiamo visto un territorio morire velocissimamente, tra l’altro senza alcun coinvolgimento, da un punto di vista dell’informazione pubblica, piuttosto che della politica, quindi ci si sentiva quasi abbandonati e si vedeva un settore affogare. Quegli anni per noi sono stati un grandissimo stress, che ci ha cambiato, ci ha fatto per certi versi migliorare, per certi versi essere più realisti, perché l’immaginario: “lavori tanto, fai bene e non devi preoccuparti”, onestamente non è così. Noi viviamo in una filiera e quindi bisogna che tutti quanti nella filiera siano sani e abbiano la capacità di reagire alle difficoltà. Questo per me è un insieme di eventi, in realtà, non è un evento solo che però ci ha fatto veramente cambiare.

Invece se devo pensare a degli eventi positivi, che ce ne sono tantissimi, ne racconto uno che è successo a me, sulla mia pelle. Nel tempo siamo andati a contatto con dei grandi gruppi multinazionali e l’anno scorso abbiamo avuto occasione di incontrare i vertici tecnici di HanesBrands, che è una multinazionale americana proprietaria di diversi marchi famosi, tipo Sara Lee, Champion e durante la presentazione dell’azienda e di quello che siamo stati capaci di sviluppare dal punto di vista di ricerca e da un punto di vista di risultati, ho visto queste persone che ci guardavano quasi a bocca aperta. Ecco, andare da un’azienda del genere e portare gli sviluppi fatti in anni di lavoro e vedere queste persone che hanno una reazione così, è una situazione incredibile per me e anche per tutte le persone che lavorano qui.

Fare impresa in Italia

Fare impresa in Italia oggi, sicuramente non è la cosa più facile del mondo, anche se certe carte da giocare noi le abbiamo. Sembrerà scontato, ma sicuramente le persone e il modo di adattarsi ai problemi che hanno, è una delle chiavi di volta per lavorare in Italia e lavorare bene all’estero.

Se guardiamo l’Italia, noi abbiamo dei vantaggi competitivi che sono soprattutto legati all’estetica, alla storia. Però ce ne è uno, magari non sempre considerato, che appunto sono le persone e il grande spirito di ambizione e di orgoglio personale che abbiamo. Che, per certi versi un po’ blocca una certa crescita perché tutti pensano di essere il migliore, però dall’altro nascondono veramente delle perle di persone, che quando vengono coinvolte nel lavoro, nei risultati, negli obiettivi in maniera corretta, hanno una marcia in più. Una marcia in più rispetto all’estero, perché abbiamo il buon gusto, perché abbiamo la fantasia e la creatività di andare dentro il problema fino in fondo e di trovare una soluzione, magari semplice, ma che nessuno è stato capace di immaginare. Quindi oggi fare business in Italia, lo si fa perché si è circondati sia in azienda, sia fuori da queste persone.

Le caratteristiche di un imprenditore

Gli imprenditori hanno tante caratteristiche, tanti profili e onestamente non mi sento di dire che c’è un profilo dell’imprenditore che ha sempre successo, rispetto agli altri.

Posso dire quello che rispetto io negli imprenditori che conosco e che penso siano i “driver” veri, che ti permettono di creare un’azienda e di renderla sostenibile. Io penso che ci vuole un gran coraggio, ci vuole una gran generosità d’animo nel senso che essere un imprenditore vuol dire far crescere tutti insieme, non soltanto realizzare un business e riuscire a descrivere la strada che si vuole percorrere e vederla è il vero plus che tu puoi avere. Perché, persone con conoscenze specifiche in un determinato settore magari le trovi, invece trovare una persona che ha una visione dell’insieme e una strada da percorrere quello è più raro e credo che sia il vero “core” degli imprenditori che riescono ad avere successo.

Penso che per l’imprenditore poi sia molto importante guardarsi allo specchio con onestà, nel senso che è una cosa che si trasmette a tutti innanzitutto, cioè essere il primo che si fa un’autocritica onesta, non distruttiva, non esaltante, ma guardare la realtà è il modo per non fare grandi errori, per valorizzare tutti e anche per avere l’idea reale di cosa fare domani.

Il futuro per le nuove generazioni

Se io dovessi dire qualcosa ai giovani d’oggi, è siate curiosi, siate curiosi, cercate di conoscere le cose per come sono, non attraverso un mondo virtuale, fate esperienze reali, toccate con mano tutto quello che si può toccare. Siate coraggiosi, date una chance a tutti e non basatevi su un pregiudizio che magari si scioglie al sole ed impedisce di fare tante cose, di vedere tante cose. Imparate le lingue, l’inglese è la cosa più importante in assoluto, per fare impresa, ma per vivere in un mondo comprendendolo un po’, per noi.

Abbiate rispetto per tutte le persone che sono distanti, perché è facile guardarsi attorno e pensare che il mondo finisca lì e invece non è così. Però, quello che succede a 10.000 chilometri da qui, oggi arriva qui, che si parli di inquinamento, che si parli di tecnologia, che si parli di politica, di società. Quindi, non fermatevi alla prima vista, alla superficialità, alla pigrizia.

Poi pensate, quando andate in un’azienda soprattutto, sicuramente scappate da quelli che vi sfruttano, però fatevi prima una domanda: “Che cosa state dando voi in quel momento all’azienda e anche a voi stessi?” Perché, può diventare un grande investimento oppure può essere appunto una situazione che finisce lì ed è soltanto una gran delusione. Abbiate il coraggio di decidere velocemente, sempre. Se posso darvi un consiglio, non appoggiate la vostra conoscenza sui bigliettini, sul copiare; quando si arriva poi in azienda, l’onestà, il fatto di essere trasparenti, il fatto di sapersi arrangiare, paga enormemente. Anche, a volte, è l’unica via, è l’unica via per risolvere i problemi, quando non c’è nessun altro che te li passa, quando ci sono situazioni inaspettate e quando bisogna dialogare con terzi che magari ti prestano del denaro o dei terzi che sono i tuoi fornitori e che quindi ti prestano comunque del denaro quando ti danno la merce.

A noi paga tantissimo un approccio, non tanto tirchio nei confronti dei fornitori, non tanto aggressivo nei confronti delle banche, ma che nel tempo ha determinato una percezione di profonda onestà da parte di tutti i player che lavorano con noi. Magari a volte è andato un po’ anche a incidere sulla nostra marginalità, però nel lungo termine paga, l’onestà paga.

 

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