Mariano Maggio MBM Biliardi

Mariano Maggio, MBM Biliardi, sottolinea come il Made in Italy, grazie alla grande genialità e inventiva degli italiani, è la forza delle nostre aziende nel mondo. Se poi ci fosse un progetto organizzativo comune, anche coordinato a livello politico, il successo sarebbe di gran lunga maggiore.

Gli inizi dell’avventura imprenditoriale

Sono Mariano Maggio, titolare della MBM biliardi.

L’azienda è nata in maniera spontanea, quasi da sola, sicuramente attraverso una curiosità, curiosità perché? Perché io non giocavo a biliardo. Mi sono avvicinato a una sala biliardi e tutto sommato giovanissimo, 23-24 anni, il titolare di una fabbrica di biliardi mi ha detto: “Ma perché lei non ci dà una mano nella commercializzazione?” Ho scoperto questo mondo incredibile, mi sono talmente affascinato che da rappresentante oggi siamo considerati l’azienda leader nel mondo per la tecnologia e già 25 anni fa, all’inaugurazione del nostro stabilimento, gli americani, che ci hanno visitato, ci hanno definito l’azienda a più alta tecnologia del mondo.

Sicché, come è nata, è nata con tanta curiosità di conoscere questo affascinante mondo che è il biliardo e da lì piano-piano, piano-piano, piano-piano abbiamo incominciato a promuoverlo, a studiarlo, a creare un design giusto e a portarlo in televisione. Per cui noi siamo, io tra l’altro come azienda credo di essere il pioniere di quello che è il mondo televisivo del biliardo.

I soldi per iniziare

Sicuramente, questa azienda nasce un po’ come disponibilità dello Stato, perché nasce nel ’90 attraverso la vecchia “Cassa del Mezzogiorno”. Certamente, molti di voi non sanno che cos’è la Cassa del Mezzogiorno, anche perché non c’è più. Per cui era un “promoter” interessante, molto valido, credo che c’era un fondo perduto per chi realizzava impianti industriali pari a un 40%, poi naturalmente un’altra grossa parte del 50% è avvenuto attraverso il finanziamento delle banche o forse anche un pochino meno, il resto del 10% sono un po’ stati una parte dei nostri risparmi, dettati da tutto un sacrificio di 20 anni di attività, perché la nostra azienda ha circa 50 anni di attività e questo ci ha permesso di poter realizzare questo sogno, un po’ perché i nordisti, i nordisti la parte nord del nostro Paese, quando andavamo a proporre i nostri biliardi, nella vecchia azienda che avevamo, ci dicevano che non producevamo biliardi, ma compravamo biliardi, allora, molte vendite le perdevamo. A questo punto abbiamo deciso o mettiamo l’azienda in un posto dove tutti la vedono, non possono dire che noi non produciamo biliardi. Per cui la scelta importantissima di metterla a 30 metri dall’autostrada, perché i tanti milioni di persone che nell’ambito dell’anno passano qui, possono vederla e non ti possono più dire, i nostri concorrenti, che noi non producevamo biliardi.

Un episodio negativo ed uno positivo

L’evento negativo è che quando uno passa dalla parte artigianale, da un piccolo laboratorio artigianale con le macchine tradizionali e poi entra nel mondo dell’elettronica, nel mondo delle macchine a controllo numerico, uno si aspetta che spinge un bottone ed esce fuori il biliardo. Invece no, ci abbiamo messo tanti, tanti mesi, direi qualche anno per portare a programmazione la realizzazione dei biliardi.

Certo poi nel nostro percorso, a livello di esperienze, abbiamo avuto momenti alti, momenti bassi come tutti gli imprenditori sanno perfettamente che: fare l’imprenditore oggi è, come dire, una vocazione, così come il frate fa il frate, noi imprenditori siamo come dire persone di sacrificio, non dico votati a…, ma persone di sacrificio, perché è innato in noi fare imprenditoria, rischiare, valutare, ampliare, cercare di trovare nuove mete e nuove soluzioni. La parte, diciamo, governativa e la parte bancaria non ci danno un grande aiuto, questo è doveroso dirlo, e invece le grandi soddisfazioni di questa azienda, perché la prestigiosa posizione che ha, veramente, fa eco in tutto il mondo.

Vi racconto un aneddoto particolarissimo: io ero proveniente da Las Vegas, fermo a New York per le piccole ”spesuccie”, i regalini per la famiglia, e un mio amico mi ha detto, ti ho venduto un biliardo. Erano le prime volte che noi ci avvicinavamo al mondo estero e io ero incuriosito. Allora gli ho detto, ma dove, come? Questo mio amico mi ha detto, guarda io ero in un negozio a New York, dove c’era un comandante dell’Alitalia e un Italo-Americano che si era costruito casa e glielo stava raccontando a questo comandante dell’Alitalia. Allora gli ha detto, io ho anche fatto la sala del biliardo, naturalmente il comandante gli ha detto, bene in questa sala che ci metti un biliardo pool americano? Lui ha detto, no, no, hai visto quella fabbrica che è sull’autostrada, sull’A1, lì io voglio andarmi a comprare il biliardo perché voglio un made in Italy.

Ed è molto, molto importante, noi oggi nel mondo, tutti gli imprenditori, un pochino quelli che si salvano, lo devono a questa parola magica: made in Italy. Il riferimento alla nostra produzione, la destinazione della nostra produzione, ieri eravamo diciamo all’80% destinati a produrre per i club, per i circoli, però poi le soddisfazioni economiche non arrivavano, perché in Italia tutte queste attività sono con pochissima, pochissima resa e con tantissimo rischio. Ci siamo invece indirizzati poi come designer all’estero, questo ci ha aiutato moltissimo e tra l’altro attraverso fiere specializzate e di nicchia, in modo particolare la fiera di Milano, a cui noi come azienda dobbiamo molto, perché ci ha aperto un mondo internazionale, che ci ha messo nelle condizioni di servire tanti grandi personaggi. Facciamo conto in Russia, a partire dal suo presidente, a tanti altri del mondo del petrolio ed altro, e a seguire naturalmente tutti i presidenti del Kazakistan, Azerbaijan, ma non solo loro della parte est, ma tutto quello che è il mondo anche asiatico. Però, ecco grazie a queste forniture siamo nel mondo del biliardo di design e questo ci ha aiutato e ci sta facendo sopravvivere, perché, perché altrimenti nel mondo italiano, tutti voi sapete, che è complicatissimo andare avanti.

Fare impresa in Italia

Io dico, che noi siamo in un Paese eccezionale, dove il Padreterno per compensare ci ha messo gli italiani, perché alle volte noi non siamo coerenti, non siamo bravi a fare aggregazione, sistema però abbiamo tanta inventiva, tanta genialità, tante di quelle cose che per questa ragione il made in Italy, anche se mal organizzato, nel mondo premia. Per cui, se la tua azienda è in Italia e con genialità crei un prodotto giusto, che ti dà la possibilità di farti notare nel mondo, l’Italia è il paese del successo. Se invece, non hai grinta, non hai forza, non hai entusiasmo nel fare quello che ti prefiggi di fare, certamente l’Italia non è il posto giusto.

In questo momento abbiamo detto il made in Italy è essenziale, è chiaro che contatti nel mondo, ma un esempio semplicissimo, noi produciamo alcuni prodotti per la Cina e produciamo questi prodotti a 4 volte, 5 volte, 6 volte di più il costo che lo stesso acquirente potrebbe trovare in Cina. Però, il made in Italy ci aiuta moltissimo, questa meravigliosa, come dire, frase, queste parole meravigliose, che tra l’altro non so se raggiungerò qualche pomposo governativo, ma organizzare il made in Italy nel mondo a livello collettivo, nell’ambito di progetti di collettività insieme, andando in giro per il mondo proponendo le attività italiane di livello, insieme, per non lasciare che si disgreghino, perché andare in delegazioni sparse, invece di fare come le altre nazioni in maniera globale, vedi la Germania, vedi la Francia, lo Stato propone, non solo le grandi aziende, che sono quelle che non gliene importa niente, scusate l’espressione, delle piccole e ci dovrebbe essere un’aggregazione generale, per portare tutti insieme, con dei progetti uniti per avere successo. Perché vi dico questo, vi dico perché la mia esperienza di dieci anni di Confindustria nell’ambito dell’internazionalizzazione, mi ha portato a valutare che l’unione fa la forza e il successo si ottiene insieme.

Le caratteristiche di un imprenditore

La prima cosa che ci vuole, è una grande vocazione, ma oltre ad avere la grande vocazione, ci vuole un tanto di fortuna che non guasta mai in tutte le cose, ma essenzialmente tanto di quell’entusiasmo da far bypassare tutti i paletti che chiunque gli mette sulla strada: sia la parte burocratica, sia la parte politica, sia la parte concorrenziale ed altro ed altro ed altro, per cui il segreto è: crederci, crederci fortemente ed essere portati a fare questo, poi quello che si fa lo si deve fare con tanto entusiasmo, ma tanto, tanto, tanto da bypassare tutte quelle che sono le varie problematiche che nel percorso ci sono perché questa è l’imprenditoria.

In Italia oggi è difficile fare l’imprenditore, questo però non significa che un imprenditore, anche giovanissimo, non può avere successo, ci vogliono idee, ci vuole design, ci vuole tecnologia, ci vuole tanta, tanta tenacia e un pizzico di fortuna.

 

Il futuro per le nuove generazioni

L’invito per i giovani è quello: se avete idee, se siete geniali nel creare delle cose interessanti, il made in Italy vi aiuta in maniera eccezionale. Perché, come io ricordo, noi produciamo per i Paesi dove producono cose a uno, noi quasi le stesse cose, ma con un made in Italy e con un design un pochino diverso, le vendiamo, per necessità, per costi aziendali, perché siamo in Italia e il costo è molto alto, quasi a sette-otto volte di più, e lo apprezzano per cui l’invito è quello: se ci credi, vai sparato che sicuramente avrai successo!

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