Mauro Fanin Cereal Docks SpA

Mauro Fanin, CEO di Cereal Docks SpA, evidenzia come sia molto importante che le nuove generazioni guardino alla vecchia generazione. La storia insegna molto. Dalle generazioni passate si captano, si capiscono quali sono i valori fondanti per un imprenditore, per un’impresa. Ma, alcuni business di nuova generazione, quali le biotecnologie e la nutraceutica dovrebbero essere seguiti dalle nuove generazioni.

Gli inizi dell’avventura imprenditoriale

Mi chiamo Mauro Fanin, ho 55 anni e oggi io sono il Presidente di un gruppo, di un gruppo importante, del Gruppo Cerealdocks. Il Gruppo Cerealdocks è un’impresa leader in Italia. È anche uno degli attori principali a livello europeo nella lavorazione delle materie prime e quindi la nostra è un’industria di prima trasformazione, noi praticamente prepariamo materie prime per l’industria alimentare in genere.

Questa avventura è iniziata nel ’82, nel ’82 per chi non lo sa, una volta c’era il servizio militare, si faceva il militare e al militare io ero all’ufficio vettovagliamento, ufficio approvvigionamento di materie prime per la caserma. Da lì mi ha appassionato, io avevo già una scuola, diciamo la mia formazione è una formazione agronomica e quindi le produzioni, le materie prime e i cereali erano sempre stati un discorso che mi interessava e quindi l’ho piano piano ampliato e all’ufficio vettovagliamento, quando avevo del tempo in più, cominciavo a pensare come avrei impostato la mia attività. Mi è bastato un anno, mi hanno congedato in agosto del ’83 e in settembre del ’83, quindi il primo di settembre, i primi giorni di settembre sono andato dal notaio a fare l’azienda, che a quel tempo si chiamava Azienda Aurora. Al 5 di ottobre ho staccato la mia prima fattura, la mia prima fattura porta data 5 ottobre del ’83. Da qui è nata l’avventura, quindi è nata nella nostra azienda agricola, mio padre aveva una piccola azienda agricola e da lì ho cominciato questa attività di approvvigionamento di queste materie prime e ovviamente poi anno dopo anno è cresciuta. In un primo tempo ero da solo, poi mi ero trovato un socio, poi il socio è uscito, poi me ne sono trovato un altro, insomma ci sono tutte queste cose, queste vicissitudini che è normale che siano in un’evoluzione dell’azienda, ho sempre tenuto la barra dritta, ho sempre tenuto bene a mente quale era il mio, o il nostro obiettivo e quindi insomma siamo arrivati fin qua: ad essere leader in Italia, sicuramente siamo la prima azienda privata per la trasformazione delle materie prime.

Oggi l’azienda fattura, quest’anno fattura quasi 800 milioni, occupiamo 220 dipendenti circa, 150 sono interessati, sono direttamente legati alle attività core, alle attività core business e altri circa 50-60 sono dedicati a cosiddette attività di nuovo business, quindi attività, diciamo così, complementari alla nostra azienda. Quindi, stiamo crescendo nel settore nostro tradizionale, ma stiamo anche cercando di innovare con tecnici e persone che sono entrati nel gruppo negli ultimi due anni.

I soldi per iniziare

I soldi per iniziare, come sempre non sono facili da trovare. In realtà nel ’83, i soldi costavano il 15%, il tasso di interesse era del 15 %, oggi è dell’1,5%, anche meno, diciamo, dell’1,5%. Io non avevo soldi, mio papà faceva il muratore, aveva una piccolissima azienda agricola, avevo però un amico che aveva 50 milioni di lire da una parte, mi ha detto, te li presto io e mi ha prestato i 50 milioni di lire, 25 mila euro, al 15%, perché a quel tempo quello era il tasso del rendimento. Quindi il capitale con cui sono partito, sono questi 25 mila euro e poi sono andato alla banca, la banca cattolica del veneto che era la banca del clero, in un certo senso, mi ha prestato altri 30 mila euro circa, quindi 50-60 milioni di lire. Insieme ho fatto 100 milioni di lire, cinquantamila euro alla valuta odierna e da lì è partita l’azienda.

Ovviamente, era stata una strada in salita perché mio padre non aveva garanzie a sufficienza, il mio amico appunto mi aveva prestato dei soldi che non costavano poco, la banca ovviamente costavano anche di più quelli prestati dalla banca, però da lì è nata la genesi e quindi mi sono, come dire, ho iniziato l’attività, prendendo le misure in funzione della mia capacità finanziaria e ho cominciato ad acquistare, a raccogliere e a collettare appunto queste materie prime. Piano piano l’azienda è cresciuta e quindi ho cominciato ad andare al sistema e quindi al sistema bancario, al sistema bancario a chiedere altre energie e quindi altre fonti finanziarie. Un po’ l’azienda è cresciuta, un po’ l’azienda ha guadagnato e un po’ le banche si sono fidate e quindi, passo dopo passo, in 35 anni. Oggi l’azienda lavora con centinaia di milioni di euro di fido, per sostenere, ovviamente, potete immaginare un fatturato così importante, noi originiamo merce da tutto il mondo e quindi i nostri fornitori hanno bisogno di esser pagati e quindi da questo momento, insomma in questi ultimi anni, ci siamo consolidati molto e usiamo il denaro dal sistema bancario in genere.

Un episodio negativo ed uno positivo

Nella storia di un’azienda, ci sono sempre momenti positivi e momenti di soddisfazione e ci sono ovviamente, ci devono essere, anche momenti negativi, momenti in cui si impara e quindi si coglie l’errore si pone anche dei rimedi agli errori che si fanno.

Eravamo negli anni ’90, ero riuscito ad avere un incarico da parte della comunità europea di essere un magazzino accreditato per conto della comunità europea, per poter fare delle scorte cosiddette scorte strategiche. Ho preso questo incarico, ho dato le garanzie, l’azienda cominciava ovviamente ad essere già un’aziendina importante, non come oggi, ma un’aziendina importante, fatto sta che mi ero preso questo impegno di portare a termine questa operazione. Io abito a Camisano Vicentino, ma c’è anche un Camisano ovvero Camisano Cremonese. Fatto sta che quando è stato ora di pagare il compenso, le cifre che a quel tempo erano importanti, perché mi pareva che si parlasse dell’equivalente di qualche milione di euro di oggi, eravamo ancora in lire, e i soldi sono andati, sono partiti dalla comunità europea e sono andati a finire a Camisano Cremonese e non a Camisano Vicentino. Ovviamente, questo mi ha creato un dissesto non da poco, perché alla fine io avevo i miei fornitori, dovevo a mia volta pagare i miei fornitori, quindi dovevo risolvere un problema che apparentemente era molto semplice perché poi alla fine si trattava di un evidente errore, ma che in realtà invece non era così semplice, soprattutto quando si ha a che fare con apparati pubblici e quindi si passa da Bruxelles fino ai ministeri a Roma e poi insomma alle banche. Comunque, la cosa l’abbiamo sistemata, ovviamente questo mi ha insegnato, è durata una quindicina di giorni, mi ha insegnato ad essere molto più preciso, ad essere molto più puntuale.

Nel 2008, molto dopo, parlavamo già in euro ovviamente, quindi era il 2008 si parlava di energie rinnovabili, eravamo considerati i nuovi petrolieri e cioè quelli che avrebbero prodotto i carburanti rinnovabili e quindi le energie innovative e quindi il biodiesel e quindi l’energia elettrica da fonti rinnovabili. La nostra è un’azienda molto energivora e quindi insomma le sue energie le ricava molto da fonti rinnovabili, però avevo iniziato un’attività in Friuli molto importante e mi ero impegnato con un investimento molto importante, era un investimento di una cinquantina di milioni. A un certo punto, cambia il regolamento, cambia il regolamento comunitario, i prezzi delle materie prime impazziscono, il ministero e gli organismi cambiano le regole del gioco, mi trovo nel bel mezzo di un investimento che era già iniziato a dover decidere se attraversare il resto del fiume o se tornare nei miei passi perché consideravo troppo pericolosa per l’azienda quella iniziativa. Forse un eccesso di fiducia nei confronti del sistema, ho riconsiderato tutta l’attività, ha portato in casa una perdita importante, che non era ovviamente 50 milioni, ma comunque erano cifre, quasi 10 milioni, li ho persi, però ho ammesso l’errore e sono ripartito e anche qua mi ha insegnato molto, ovviamente perché mi ha insegnato a ragionare in maniera molto più pragmatica e concreta e a guardare le cose per quello che sono e soprattutto non affidarmi troppo al nostro sistema che a volte insomma pecca e quindi ti cambia le regole del gioco fin che tu stai correndo la tua corsa ad ostacoli.

Ci sono ovviamente anche aspetti molto positivi nella vita dell’azienda e nella nostra se è cresciuta così, non possono esserci che molti aspetti positivi che ricordo con piacere. Nella nostra azienda io ho avuto la fortuna di avere a che fare con persone, manager, eccetera, sempre importanti, sempre che l’hanno fatta crescere, che mi hanno aiutato a farla crescere.

Nel 2013 lo spread in Italia, stavamo ereditando la crisi della Lehman 2008, nel 2012-2013 lo spread era 570 punti, i soldi non si trovavano, eravamo in piena crisi europea, in piena crisi italiana. Le multinazionali, le multinazionali andavano via dall’Italia. Noi in quegli anni eravamo già molto impegnati nelle nostre attività e quindi molto ben focalizzati nel nostro settore, avevamo la fortuna che il nostro settore, essendo un settore inelastico, siamo fortunati che gli agricoltori coltivano tutti gli anni, gli agricoltori del mondo coltivano tutti gli anni e i cittadini del mondo mangiano tutti i giorni. Noi siamo lì in mezzo e quindi eravamo fortunati di godere di questa inelasticità della nostra attività e una multinazionale appunto decide che non gli piace più l’Italia e quindi decide di uscire dal Paese. Lo vengo a sapere, era il 14 di novembre, vado a visitare il loro stabilimento avevano lo stabilimento nel porto di Venezia, vado a visitare il loro stabilimento, il loro stabilimento mi piace; loro erano un’azienda quotata e quindi non volevano avere dei fastidi a livello di valore delle azioni, quindi non volevano avere problemi con il personale, le bandiere fuori dell’azienda, eccetera. Insomma per loro era un grosso problema, per me è diventata invece un’opportunità, pur essendo molto impegnato, pur non trovando i soldi, perché appunto le banche non si fidavano le une delle altre, ho deciso di acquistare questo stabilimento, questo grosso stabilimento da questa grossa multinazionale, era una delle più grosse ed è una delle più grosse multinazionali al mondo nella agri-business. Il 14 di febbraio, il giorno di San Valentino dell’anno dopo, la prima nave nostra targata Cerealdocks ha attraccato su quel porto, per scaricare le merci appunto che provenivano, mi pare dall’Ucraina, a quel tempo là.

Quindi per noi è stata veramente un’opportunità. Oggi questo stabilimento, sul quale abbiamo investito parecchi milioni, circa 60, è uno stabilimento importante, è uno dei più grossi stabilimenti a livello europeo, è sicuramente ovviamente il più grosso stabilimento in Italia e per noi ci ha fatto fare una crescita molto importante in questi ultimi anni, l’azienda è cresciuta grazie anche appunto all’opportunità che abbiamo avuto di acquisire questo stabilimento in tempi non sospetti e oggi farlo diventare uno stabilimento molto importante per la crescita del gruppo.

Fare impresa in Italia

Perché fare impresa in Italia, perché l’Italia è un belpaese non basta, perché in Italia siamo nati, forse non basta neanche, perché nel nostro settore, nel mio settore l’Italia è un paese modello, nell’agribusiness, nell’agroalimentare un settore modello è importante, ma probabilmente anche questo non basta. Oggi in Italia non è facile, sappiamo tutti che non è facile fare impresa, bisogna trovare il giusto compromesso, abbiamo noi la grande capacità di essere molto innovativi, molto elastici, di saper cogliere i momenti, di essere molto aperti e questo è un valore aggiunto che nessuno ha. Se noi riusciamo a mettere questo a frutto, insieme alla possibilità di crescere e quindi anche di crescere internazionalizzando l’azienda e le opportunità, ovviamente molte opportunità vengono da fuori.

Le caratteristiche di un imprenditore

L’imprenditore deve essere coraggioso, deve essere coraggioso deve essere però anche un “pragmatico sognatore” e quindi deve essere un uomo visionario, deve avere curiosità, deve informarsi, deve parlare con altri imprenditori, deve farsi anche dei sogni, dei desideri, perché poi alla fine tutto parte da lì insomma.

Ricordo che sono andato a vedere il museo di Messner e scriveva “metto i sogni davanti a tutto”: è importante mettere i sogni davanti a tutto, è importante tenere i piedi per terra, è molto importante essere anche pazienti, quindi capire quando si sbaglia e riprendere in mano, non voler bruciare le tappe e quindi ottenere i risultati subito e positivamente, si possono ottenere anche dei risultati meno positivi.

Però, ecco ripeto, il manager, l’imprenditore oggi deve essere un uomo visionario e un uomo con molta pazienza e altrettanta determinazione.

Il futuro per le nuove generazioni

È molto importante che le nuove generazioni guardino alla vecchia generazione. La storia insegna molto, così come noi abbiamo imparato dai nostri predecessori, le nuove generazioni, i ragazzi, è molto importante il rapporto fra la scuola e gli ambienti lavorativi, devono guardare alla storia, devono guardare anche alle generazioni passate, perché dalle generazioni passate si captano, si capiscono quali sono i valori fondanti per un imprenditore, per un’impresa.

Devono ovviamente essere anche, devono imparare ad essere anche però pazienti, devono imparare a raccogliere sfide e a farle crescere con calma. L’imprenditore di domani deve crescere ancora, non è anche detto che l’imprenditore di oggi sia adatto alle sfide del domani.

La mia, come tutte le aziende devono guardare al domani, considerando anche quello che sono le nuove generazioni, perché è un cambio epocale questo che stiamo vivendo, che ci dà ovviamente, ci darà molte opportunità, ma che bisognerà saper cogliere, bisognerà avere le capacità di saperle cogliere e quindi io come imprenditore comincio a, nonostante ho 55 anni, quindi non mi sento alla fine della mia carriera, però ecco sento la necessità che alcuni business di nuova generazione e le biotecnologie, l’agroalimentare nello specifico, alcuni settori insomma della nutraceutica, eccetera, devono essere seguite anche dalle nuove generazioni.
Quindi, l’imprenditore deve anche sapere cedere il passo quando serve, ecco non pensare di essere l’unico attore della sua azienda.

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